UTI Noncello – Progetto di Paesaggio PPR Fvg

Il territorio della zona delle risorgive pordenonesi è segnato da una forma urbana riconducibile alla moderna immagine della conurbazione, cioè di un insieme di abitati ormai saldati tra loro al punto che un forestiero non riesce più a scorgere alcuna
differenza all’interno del moderno ambiente della città diffusa.
Cordenons, Pordenone e Porcia sono da decenni saldati tra loro accorpando in una sola immagine frammentata anche alcune importanti frazioni. Eppure chi abita all’interno dell’ambiente della dispersione insediativa sa bene valutare le diverse
identità presenti. La descrizione del territorio che viene fatta è quella di una unica città, esteticamente brutta e poco funzionale. In realtà questa forma urbana è il frutto di un lungo processo di pianificazione recente. Forse anche per questo motivo i
cittadini vivono in riva alle risorgive, in un ambiente straordinario e speciale, il passaggio tra l’alta e la bassa pianura, senza riuscire a percepire il valore di questi luoghi.
La città nata per la mobilità automobilistica sembra essere incomprensibile se ci si muove tra i nastri d’asfalto tradizionali. Diversa è invece la situazione se solo proviamo a ricostruire, attraverso cartografie storiche, le immagini di lungo
periodo.

Facendo questa semplice operazione, le forme territoriali assumono un nuovo significato e la città riacquista un significato che l’auto gli nega.
Gli stili di vita stanno profondamente cambiando la percezione d’uso degli ambienti di frangia urbana, quelli più vicini alla campagna aperta, che cominciano ad essere percorsi da runners, gruppi di cammino, ciclisti, mamme con i passeggini.
Il verde urbano per la prima volta non è più dato solo dagli standard a verde, ma anche da una campagna che assume nei cittadini un valore qualitativamente simbolico.
Per questo motivo abbiamo pensato di ricostruire e tracciare una ventina di “sentieri urbani”, una sorta di rete di mobilità lenta locale che si integra con le reti di scala regionale.

Questi percorsi campestri e urbani allo stesso tempo, permetteraano di esplorare la città dagli elementi delle storiche centralità fino alla campagna della frangia urbana. Una campagna che oggi assume un significato particolare. Ormai le frange urbane non sono più solo la riserva dei terreni utili per nuove e incrementali espansioni della città diffusa.
Oggi questi spazi di agricoltura in tutte le città europee vengono reinterpretate dai nuovi stili di vita. Stili di vita che privilegiano uno stretto rapporto tra la natura e l’abitare in città, tra mobilità lenta e agricoltura di qualità. Aumentano le occasioni di acquistare cibo lungo le frange agricole che si stanno riorganizzando e che colgono l’occasione dei vicini mercati urbani. Gli spazi di margine urbano diventano anche i luoghi nei quali esercitare attività di svago e di ricreazione, fosse anche solo l’adesione a gruppi di cammino.
L’insediamento della conurbazione pordenonese posto sui bordi delle risorgive vive di un vantaggio che molte città non hanno: un patrimonio ambientale e culturale di grande valore, capace di essere attrattivo non solo per gli abitanti ma anche capace di costruire una offerta turistica più complessa.

Pordenone è la sede di iniziative fieristiche e ha un patrimonio architettonico ambientale capace di essere turisticamente “consumato” in poche ore.

Se invece si cerca di valorizzare nell’offerta turistica anche la dimensione territoriale si scopre che la città e i comuni che a questa fanno riferimento si trova sui bordi di un sistema ambientale riconosciuto dall’Europa (SIC e ZPS dei Magredi e delle
risorgive), ma che può proporre a diretto contatto con la città visioni di fiumi e corsi d’acqua molto diversi tra loro (Meduna, Noncello, Buion, Sentiron).
Un ambiente costellato di luoghi di straordinario interesse paesaggistico come quello della chiesa di Pieve e del Sentiron, oppure le grandi ville (Correr, Cattaneo, ecc), luoghi della memoria come il Portovieli (porto vecchio), o spazi ancora riconoscibili per le loro antiche funzioni come il porto della Brentella.

La nostra idea è quella di costruire un insieme di moderni strumenti che permettano di ripercorrere le strade storiche “sentieri urbani” per costruire una narrazione che faccia comprendere la specialità di questa città industriale in riva all’acqua. Le strade che in questa carta storica sono evidenziate in rosso saranno l’occasione per raggiungere storici guadi, vecchi capitelli, i resti degli opifici pre-industriali.
Da Pordenone, Cordenons e Porcia si potranno raggiungere attraverso itinerari storici Roveredo, San Quirino, Zoppola, Fontanafredda.
Senza pensare alla creazione di nuove infrastrutture pensiamo di rendere visibile un paesaggio poco frequentato costruendo degli strumenti di narrazione.
I luoghi della campagna e quelli della periferia possono assumere un nuovo significato costruendo un’azione sul senso del patrimonio territoriale che è ancora distribuito lungo gli storici percorsi. Le linee rosse tracciate dai topografi austriaci
possono svelare nuovamente l’ambiente a nuovi inurbati e a un turismo culturale sempre più ricercato. I comuni dell’UTI possono così assumere uno strumento tipico del principio della patrimonializzazione degli ecomusei.
Il territorio diventa il museo con rovine, memorie e ambienti naturali ancora efficienti. Il tutto legato in modo indissolubile all’agricoltura che, come abbiamo detto, attorno alla città assume nuovi e preziosi significati. Che dire, infatti, del recente sviluppo di iniziative legate all’orticoltura sociale?

Anche queste azioni di società possono diventare oggetto di attenzione e di capacità di raccontare una storia tutta tesa verso il futuro. Lungo le morbide linee azzurro verdi dei corsi di risorgiva si stanno sviluppando ricchi boschi di ripa abitati ormai anche da mammiferi di primaria grandezza. La natura sta penetrando sempre più all’interno della città e i “sentieri urbani”
permetteranno di percepire questo cambiamento in corso.
Non a caso Pordenone risulta essere una delle città più “green” della penisola. Integrare le capacità dell’offerta turistica cittadina con quella di un patrimonio culturale diffuso e una riserva naturale e paesaggistica sempre più evidente ci sembra il modo migliore per permettere alla città diffusa, la città dei 100.000, di crescere nel consenso dei visitatori del Friuli Venezia Giulia.
Nessun altro capoluogo della regione è in grado di esprimere una capacità di narrazione ecologica come questo piccolo insieme di borghi antichi all’interno e attorno alla città industriale.

 

AZIONI

La proposta di progetto si concentra in modo particolare sui temi della costruzione di un nuovo paesaggio periurbano centrato su un nuovo disegno di agricoltura locale e sul recupero del patrimonio di percorsi minori poco frequentati. Il tema è quello di caratterizzare in termini multifunzionali questi due “patrimoni”.

La rete dei beni culturali
La rete dei beni culturali dell’UTI è in realtà poco caratterizzata nel disegno di pianificazione regionale. Gli oggetti valorizzati quasi sempre sono interni al tessuto degli abitati e riguardano per lo più edifici monumentali e/o simbolici. L’attenzione alle forme del disegno agrario sono poco considerate nonostante in quest’area si conservino interessanti episodi di pianificazione medievale ancora percepibili.

1-la realizzazione di interventi per recuperare le viabilità antiche con opere di restauro e riconfigurazione paesaggistica

La rete della mobilità lenta
Il PPR individua un sistema di percorsi nella zona dell’Uti centrata su due importanti assi ciclabili che dalla pedemontana conducono al mare: la direttrice del Noncello e quella limitrofa del Livenza. Questi due assi intersecano, invece, una importante direttrice che tra Zoppola e Porcia innerva il tessuto costruito passando in mezzo alla città diffusa.
Il progetto di mobilità locale, per contro, si esprime recuperando tutte le strade minori annullando l’idea di direttrici locali prioritarie e introducendo il tema di una rete agerarchica dei percorsi slow da fare a piedi o in bicicletta.

2 – la realizzazione di opere di connessione dei tracciati moderni della viabilità lenta con le infrastrutture storiche

3 – la realizzazione di un’infrastruttura culturale per la mobilità lenta che permetta di rendere maggiormente fruibili dai cittadini i corridoi ecologici e i valori culturali dell’ambiente: “Sentieri urbani”

La rete ecologica locale
Come abbiamo fatto notare precedentemente la costruzione di un mosaico complesso dell’agricoltura che conservi un particellato antico e complesso, un patrimonio di ecotoni agricoli (segnalati nel PPR solo a ovest di San Quirino e Fontanafredda) può contibuire a trasformare anche la rete ecologica locale.
L’area del Noncello è caratterizzata da dinamiche pervasive di naturalizzazione delle aree umide e incise a valle della conurbazione.
Negli ultimi anni agli indiscutibili valori delle aree magredili dell’alta pianura si sono sommati processi di naturalizzazione lungo il Noncello e i suoi affluenti minori. Senza alcun progetto i corridoi hanno finito per costruire un ambiente segnato da corridoi verdi alberati.
Sono quasi completamente scomparsi in prati umidi tipici delle risorgive.
Per questo motivo il progetto non propone nuove azioni tese a configurare nuovi corridoi ecologici bensì la predisposizione di un progetto di pianificazione del cibo locale che renda più complesso ed ecologico l’ambiente agrario di frangia urbana.
L’UTI del pordenonese vuole tentare una delle prime esperienze di pianificazione del cibo locale alla scala d’area vasta.
Una esperienza di pianificazione che avrà come supporto la riscoperta di un paesaggio agrario in continua e positiva trasformazione.Un nuovo paesaggio sostenibile.

4 – predisposizione di uno strumento di pianificazione del cibo locale (Foodscape) che agisca sui vuoti per migliorare il rapporto tra produttori e consumatori e la costruzione di filiere corte nell’ottica di un miglioramento del benessere di chi vive nei centri abitati.