NEW SENSE: PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE DELL’EX CASERMA PATUSSI E
DELL’AMBITO PAESAGGISTICO CONTESTUALE – TRICESIMO (UD)
Premesse
Il Friuli Venezia Giulia è stata la regione italiana militarizzata per eccellenza, ma oggi lo svuotamento e gli abbandoni avvengono con la più inconsapevole disattenzione dell’opinione pubblica. I siti dismessi sono centinaia e almeno duecento sono già stati venduti o trasferiti dal Ministero della Difesa ad altri enti.Negli ultimi tre lustri la stampa ha più volte sollevato il problema di come le retoriche del “dono” agli enti locali di un patrimonio enorme, nasconda in realtà l’incapacità di costruire una politica di riuso e di dismissione lenta e programmata. Molte caserme nei centri cittadini dimostrano chiaramente l’incapacità delle forze armate di gestire fondi appropriati per il restauro dei fabbricati che non sono strettamente funzionali alle necessità. Così le aree e gli edifici cominciano a degradare ben prima che la caserma risulti ufficialmente dismessa.
Il degrado e l’incertezza hanno poi stimolato usi impropri delle strutture abbandonate.
Tuttavia, il recupero delle strutture militari dismesse continua tra attriti e sperimentazioni anche interessanti.Quello che passa per il progetto di dismissioni del Nord-Est si limita a registrare gli effetti prodotti dal più ampio progetto di razionalizzazione della presenza militare sul territorio alla luce dei mutati rapporti strategici e della costituzione di un esercito volontario. Così, mentre la maggior parte delle servitù sono state progressivamente estinte a seguito della mancanza di pratiche d’uso dei militari, le principali strutture della guerra fredda vengono devolute, senza nessun intervento di bonifica, alla Regione e poi ai Comuni. Due decreti del 2007 hanno previsto la restituzione alla Regione Veneto di novantatre aree militari dismesse, mentre per il Friuli Venezia Giulia se ne erano restituite trentasei (Decreti interdirettoriali del 27/02/2007 e del 25/07/2007).
Sul finire del 2013 con il cosiddetto “Decreto del Fare” si è prevista una nuova grande dismissione di aree del demanio militare riversando sulle amministrazioni locali l’onere di organizzare le vendite. Il ricavato dalle stesse dovrebbe andare ai Comuni, attori attivi di questa devoluzione, per una quota del 75% e allo Stato per il rimanente 25% (Messaggero V. 27/10/2013). [1]
[1] Moreno Baccichet, La fortezza FVG, tratto da Tiere Furlane, n. 20
L’obiettivo del presente lavoro è di pianificare la restituzione all’uso del complesso della caserma Sante Patussi, tenendo in considerazione tanto gli interessi pubblici che gli interessi degli eventuali investitori.
“Pianificare” in questo caso significa:
– esplorare le possibili trasformazioni del complesso, cioè operare uno sforzo di immaginazione per pensare al futuro immaginando possibili soluzioni complementari; ciascuna soluzione comporterà “vantaggi” per la collettività e motivi concreti di investimento per il privato;
– individuare possibili portatori di interessi nella trasformazione dell’area, cioè chi potrebbe avanzare delle richieste in merito alla trasformazione dell’area; la legittimità di queste richieste va discussa e analizzata in funzione dei diversi possibili progetti finali di trasformazione;
– attrarre i soggetti che potrebbero essere interessati ad investire nell’area, valutando la loro proposta di intervento in funzione dei diversi possibili progetti finali di trasformazione; questo significa esprimere compatibilità e valori in base ai quali decidere quali proposte accettare.
I singoli metaprogetti che seguiranno, fanno parte di un unico scenario generale e vanno intesi come complementari ma non per questo necessariamente sincronici, offrendo maggiore flessibilità all’ente promotore del progetto, nel reperire le risorse economico/finanziarie necessarie.
L’accesso principale all’area si effettuerà da via San Giorgio in coincidenza dell’attraversamento del cardo della centuriazione romana. Tale asse viario (si ipotizza a traffico limitato) attraversa tutta la superficie per collegarsi a est con via Mantova e a nord con via dal Maso, al fine di rendere raggiungibili tutti i progetti in campo:
–Paesaggio della centuriazione romana
–Social Housing
–Piscina pubblica/privata
–Parco rinaturalizzato con le sue aree tematiche
–Orti peri-urbani
1.Valorizzazione del paesaggio della centuriazione
Spinti dalla necessità di reperire possibili finanziamenti comunitari abbiamo ritenuto indispensabile considerare la valorizzazione del paesaggio e la tutela ambientale, comune denominatore di molteplici strumenti attuativi europei quali:
– DOCUP: strumento che permette di attuare le politiche europee di aiuto nelle zone svantaggiate; attraverso il DOCUP si accede ai meccanismi che permettono di erogare i cofinanziamenti di UE, Stato e Regioni per la creazione e lo sviluppo delle piccole e medie imprese (artigianali, industriali e turistiche), la promozione dell’occupazione, il sostegno alle iniziative di sviluppo proposte dagli enti locali, l’innovazione tecnologica, la tutela ambientale e dei beni storico-archeologico-artistici e la valorizzazione dei prodotti artigianali;
– PAC 2014-2020 e PSR 2014-2020: politica agricola comunitaria e strumento di programmazione per lo sviluppo rurale regionale che concorre, assieme agli altri fondi strutturali e di investimento europei (SIE), alla realizzazione delle priorità della strategia “Europa 2020”, nel quadro dell’Accordo di partenariato tra lo Stato Italiano e l’Unione Europea.
Il ripristino del paesaggio della centuriazione di Tricesimo, contestuale alla caserma Sante Patussi, rappresenta sia una riscoperta della memoria del luogo sia una fonte di finanziamenti europei per gli attori privati e pubblici del progetto.
L’espansione romana nella regione mise in moto una vera e propria organizzazione territoriale legata al controllo e sviluppo delle terre conquistate nonché alla creazione di infrastrutture, come ‘viae militares’, usando percorsi anche molto più antichi, strade per i commerci, ponti, villaggi, eccetera. Per questo motivo erano state precedentemente inviate a più riprese da Roma, per insediarsi stabilmente nei territori di Aquileia, alcune migliaia di famiglie di coloni latini. Tremila fanti i primi e poi, nel 169 a. C., altre millecinquecento famiglie, provenienti in gran parte dalla Sabinia e del Sannio che si spinsero ad occupare le terre fin sotto le colline moreniche: Pagnacco, Tricesimo, Tavagnacco, Adegliacco, Cavalicco, Vergnacco e tutto il Rojale.
Naturalmente anche in altri luoghi e rinforzando opere a difesa nei punti strategici come a ‘Tricésimum’. Il fatto più importante rimane quello dei proprietari romani o gallo-romani che trovato un territorio, praticamente incolto, lo trasformarono in un terreno intensamente coltivato. Vennero segnati sul terreno i ‘limites’, disposti in ordine parallelo ed ortogonale dei quali i ‘cardini’ erano quelli diretti da nord-ovest a sud-est, mentre i ‘decumani’ andavano da nord-est a sud-ovest. Tracce che talvolta possiamo ancora ben rilevare in tratti regolari formati da strade, fossi, corsi d’acqua, filari di alberi, mura a secco, rialzi; tutte cose già segnalate in precedenza.
Proprio uno dei cardini di tale centuriazione attraversa come asse l’area militare della caserma Patussi. La nostra proposta prevede la messa in evidenza di tali preesistenze attraverso la piantumazione di filari essenze arboree (Populus Nigra Italica) lungo il tracciato del cardine passante sull’area militare e del decumano che intercetta Villa Orgnani. Ad un secondo livello di intervento su tali assi, si prevede la costituzione di una rete viaria ciclopedonale da integrare con i percorsi previsti dal PRUSST, quali ad esempio a ovest con la pista ciclabile parallela alla statale SS13 nei pressi di Villa Orgnani, e a est nell’integrazione con il gìa avviato progetto della “Passeggiata delle Rogge” che collega Tavagnacco, Reana del Roiale e Tricesimo.
Questo potrebbe quindi costituire la creazione di una vera e propria rete di messa in valore delle preesistenze architettoniche, archeologico-industriali e paesaggistico/naturalische, con finalità produttive, sia agricole che turistiche, sulla base delle politiche e dei piani di finanziamento comunitari.
Per la piantumazione dei filari di pioppi cipressini (Populus Nigra Italica) potrebbe essere sufficiente la stipula di una convenzione tra i proprietari delle aree agricole interessate e l’amministrazione comunale, senza alcun obbligo pecuniario per quest’ultima, in quanto la Politica Agricola Comunitaria (PAC) prevede attraverso il greening pagamenti diretti agli agricoltori che operano per il mantenimento di pascoli permanenti, la diversificazione delle colture e l’istallazione di aree ecologiche con elementi caratteristici del paesaggio (es. siepi e fasce alberate con larghezza chioma fino a 10 m, alberi isolati con diametro chioma superiore ai 4 m, ecc.).
2.Opere di demolizione propedeutiche alla realizzazione degli interventi
Le varie soluzioni progettuali che insisteranno sul suolo della caserma Sante Patussi, prevedono una preliminare de-asfaltatura e demolizione di alcuni degli edifici ritenuti di scarso valore e non conformi ai fini abitativi e di bonifica dell’area.
Come già detto in precedenza, per il perseguimento di interventi progettuali dinamici e settoriali, anche la fase di demolizione può essere suddivisa in pacchetti di lavoro per area di interesse e tempi di attuazione non necessariamente sincronici, ma relativi esclusivamente al relativo progetto.
Gli edifici e le strutture ausiliarie oggetto di demolizione saranno le seguenti:
– ALLOGGI UFFICIALI
– ALLOGGI SOTTUFFICIALI
– PALESTRA (demolizione parziale)
– PARCO PL. RICAMBI
– TETTOIA MEZZI CINGOLATI (demolizione parziale)
– OFFICINA LEGGERA (demolizione parziale)
– RISERVETTA
– CASERMETTA B (demolizione parziale)
– CUCINA REFETTORIO
– POSTO DI MANUTENZIONE
– AUTORIMESSA
– AUTORIMESSA
– SALA PROIEZIONI (demolizione parziale)
– AUTORIMESSA
– DISTRIBUTORE CARBURANTI
– PONTI DI LAVAGGIO
– PREFABBRICATI
– GARITTE
– POLIGONO
– CAPANNONE PLOT. SUSSISTENZA (demolizione parziale)
– SUPERFICI ASFALTATE (ad esclusione del piazzale dei carro armati)
I costi di tali demolizioni potranno essere ammortizzati attraverso il recupero dei rifiuti da demolizione e costruzione (cosiddetti rifiuti da C&D), quindi opportuno ricorrere a tecniche di “demolizione selettiva”[1].
Tali operazioni potrebbero essere appaltate ad aziende locali.
Gli edifici interessati da interventi da recupero e riuso saranno i seguenti:
– COMANDO → Struttura di servizio alle attività sportive (nuova destinazione)
– CASERMETTA A → Social Housing per anziani
– CASERMETTA C → Social Housing per anziani
– CASERMETTA B → Orti urbani pubblici
– PALESTRA → Parcheggi pubblici
– OFFICINA MEDIA → Serra di servizio al Social Housing
– TETTOIA MEZZI CINGOLATI → Area a rinaturalizzazione spontanea
– OFFICINE LEGGERE → Aree ricreative tematiche
– CAPANNONE PLOT. SUSSISTENZA → Area attrezzata e servizi
3.Parco rinaturalizzato con aree tematiche annesse
Il progetto del Parco rinaturalizzato ricopre la maggior parte dell’area ex militare della caserma, raccogliendo tutti gli altri progetti dando così loro visibilità al pubblico.
Dal recupero di alcune strutture militari appartenenti al patrimonio della caserma Sante Patussi, si ricaveranno attrezzature ad uso collettivo:
– TETTOIA MEZZI CINGOLATI → Area a rinaturalizzazione spontanea
– OFFICINE LEGGERE → Aree ricreative tematiche
– CAPANNONE PLOT. SUSSISTENZA → Area attrezzata e servizi
Gli edifici sopracitati verranno demoliti parzialmente ed i nuovi spazi ospiteranno tavoli, panche, giochi per bambini, servizi igienici, punti cottura e le fontanelle per consentire una pubblica fruizione alle molte persone che trascorreranno una giornata all’aria aperta. Tali strutture saranno comunque fruibili da portatori di handicap.
La rimozione delle pavimentazioni esistenti per favorirà la colonizzazione da parte della vegetazione spontanea e impiantata, caratterizzata da essenze arboree presenti nel paesaggio delle moreniche; le principali essenze impiantate saranno:
– CARPINUS BETULUS (Carpino bianco)
– MORUS ALBA (Gelso bianco)
– QUERCUS ROBUR (Farnia)
– QUERCUS PETRAEA (Rovere)
Grazie alla proliferazione spontanea della vegetazione per almeno 10 anni, all’impianto di qualche centinaia di piante per aiutare il processo di rinaturalizzazione, eventualmente ad un sistema di irrigazione (supportati da vivai regionali e al contributo degli esperti dell’università).
Il rimboschimento contribuisce a mitigare l’effetto serra e a raggiungere gli impegni nazionali di contenimento delle emissioni di gas clima-alteranti assunti con la ratifica dell’Italia del Protocollo di Kyoto; possono essere utilizzati gli incentivi finanziari CEE/ 2080/92). L’intervento richiede, comunque, un investimento modesto.
4.Social Housing per anziani
È necessario considerare i grandi cambi socio-demografici di questi ultimi anni che hanno già delineato nuove domande abitative, (molto diverse da quelle di cinquant’anni fa quando la famiglia tradizionale costituita da padre, madre e figli rappresentava il nucleo di convivenza dominante) per offrire un panorama abitativo in grado di soddisfare anche le esigenze dei single, delle persone divorziate, degli anziani che vivono soli e che esprimono la volontà di continuare a vivere una vita in piena autonomia. Partire da queste considerazioni può essere lo stimolo per innovare gli spazi dell’abitare e inserire all’interno della residenza spazi comunitari che stimolino l’incontro, la condivisione e la solidarietà, per arricchire di funzioni e di attività i luoghi dell’abitare contemporaneo.
Fare riferimento alle buone pratiche degli altri paesi può aiutare a recuperare il tempo perduto. In Svezia da decenni si stanno concentrando di sforzi per marginare le conseguenze sociali derivanti dal continuo aumento della popolazione anziana attraverso politiche abitative specificatamente pensate per promuovere l’invecchiamento attivo. Anche a Barcellona da dieci anni il Comune e le fondazioni private promuovono le “viviendas dotacionales”: alloggi a canoni di locazione accessibili ai giovani e agli anziani e dotate di servizi socio-sanitari che aumentano notevolmente la qualità della vita degli utenti.
L’esperienza regionale si rifà all’ Housing Sociale FVG, che nasce con l’obiettivo di sviluppare progetti in grado di rispondere alle diverse esigenze abitative del territorio promuovendo una nuova cultura dell’abitare.
L’iniziativa è stata avviata dal Consorzio Housing Sociale FVG ed ha portato alla costituzione del “Fondo Housing Sociale FVG” gestito da Finanziaria Internazionale Investments SGR.
Auspicando ad una possibile collaborazione con il sopra citato Consorzio Housing Sociale FVG o con qualche lungimirante realtà imprenditoriale locale, abbiamo elaborato un intervento di Social Housing per anziani che comporterebbe la ristrutturazione delle casermette A e C, per un totale di 37.000m³ per un totale di 180 alloggi.
Le operazioni di adeguamento per gli edifici saranno le seguenti:
– interventi per l’aumento del livello di efficienza energetica
– consolidamenti delle strutture
– adeguamento impianti
– finiture
– suddivisione in alloggi
– sistemi di distribuzione definizione del sistema stradale interno e di connessione con il contesto
– completamento delle opere di urbanizzazione primaria.
L’accesso principale all’area si effettuerà da via San Giorgio in coincidenza dell’attraversamento del cardo della centuriazione romana. Tale asse viario (si ipotizza a traffico limitato) attraversa tutta la superficie per collegarsi a est con via Mantova e a nord con via dal Maso, al fine di rendere raggiungibili tutte le attività in campo:
-piscina
-Social Housing
-parco rinaturalizzato con le sue aree tematiche
-orti peri-urbani
Gli utenti e gestori del Social Housing disporranno di due ampi parcheggi annessi ai due edifici recuperati. Per la recinzione del confine dell’area si è voluto costituire un filtro verde con la piantumazione di carpini bianchi alternati a frammenti del vecchio muro di cinta della caserma, in modo tale da mantenere forte la memoria del luogo.
All’interno dell’area invece gli assi viari e le diverse aree progettuali saranno segnate dalla piantumazione di un’altra essenza propria del paesaggio delle moreniche, ossia il gelso bianco.
Inoltre, in base alle considerazioni pregresse sull’invecchiamento attivo, si è pensato di recuperare l’adiacente struttura metallica dell’OFFICINA MEDIA per la riconversione in serra per la produzione di prodotti ortofrutticoli di autoconsumo e vendita all’esterno, in cui la figura del coltivatore sarà svolta dagli stessi ospiti del Social Housing. Si è pensato alla costruzione di appositi banchi di lavoro fruibili anche da utenti anziani su sedia a rotelle, secondo i principi del design for all.
5.Piscina pubblica/privata
Dall’analisi S.I.T. dei servizi presenti sul territorio è emersa la presenza di tre piscine distanti in media 10km dal comune di Tricesimo.
Infatti, per un cittadino di Tricesimo praticare lo sport del nuoto vuol dire mettersi in auto e ogni volta percorrere 10km per raggiungere i comuni di Tavagnacco, Buia e Magnano in Riviera.
La costruzione perciò di una struttura sportiva con piscina potrebbe rappresentare l’occasione per un investimento pubblico e/o privato.
Tale iniziativa si avvalerebbe del recupero dell’edificio che un tempo fu sede del COMANDO, tra le cui mura alloggerebbero:
– la struttura ricettiva del complesso
– spogliatoi e bagni
– bar-ristorante con cucina
– magazzini e uffici
Le operazioni di adeguamento per l’ edificio saranno le seguenti:
– interventi per l’aumento del livello di efficienza energetica
– consolidamenti delle strutture
– adeguamento impianti
– finiture
– suddivisione nuovi locali
– sistemi di distribuzione definizione del sistema stradale interno e di connessione con il contesto
– completamento delle opere di urbanizzazione primaria.
L’accesso principale al complesso avviene da via San Giorgio, sul cui fronte è disposto un ampio parcheggio per utenti e gestori. Tale parcheggio sorgerà all’interno del confine dell’ex caserma Sante Patussi e verrà confinato dalla sede stradale attraverso la piantumazione di un filare di carpini bianchi costituendo un vero e proprio filtro verde.
Di supporto alla piscina sorgeranno un campo da calcetto ed un campo da basket, gestiti dal medesimo ente che potrebbe trarre ulteriore profitto dalle quote di uso dei campi e dall’indotto fornito dalla ristorazione. I campi inoltre saranno serviti da un ulteriore parcheggio pubblico messo in collegamento diretto sia con via Mantova che con l’asse viario principale che attraversa tutta l’area dell’ex caserma.
Per contenere la spese di realizzazione dei tre impianti sportivi è possibile rifarsi all’uso delle tecnologie prefabbricate, ed i lavori potrebbero essere appaltati ad aziende locali.
6.Orti peri-urbani
Il progetto Orti peri-urbani vuole essere un occasione per attivare la partecipazione alla coltivazione di specie ortive e/o di giardinaggio.
La partecipazione attiva a queste attività è molto importante, soprattutto per i giovani, per stimolare le conoscenze biologiche, per valutare l’importanza delle piante sotto vari punti di vista e, quindi, anche quello alimentare, per riscoprire le tradizioni, gli usi e costumi di un determinato territorio ma, fondamentalmente anche per un uso diverso, sostenibile del suolo di aree urbane e periurbane delle nostre città e per il benessere e miglioramento dell’alimentazione umana.
Ad ospitare questo orto peri-urbano ci sarà il basamento della CASERMETTA B, oggetto di demolizione parziale. Il basamento in muratura resterà memoria del luogo, a testimonianza di ciò che fu ma allo stesso tempo icona della rivitalizzazione dell’intera area ex militare.
Rispettando la simmetria della pianta dell’edificio pregresso l’orto sarà organizzato in due aree speculari coltivabili con annessi relativi ricoveri attrezzi e cassonetti per il compostaggio, separate al centro da una piazza per la socializzazione costituita da sedute circolare con una pianta di farnia al centro.
L’accesso all’orto è si può effettuare attraverso la rete viaria messa in atto, arrivando quindi sia da via Mantova, via dal Maso e via San Giorgio. La sua sua fruibilità sarà garantita anche ai cittadini disabili su sedia a rotelle grazie al progetto di un sistema di rampe parallele che conduce al piano sopraelevato dell’orto.
L’orto potrà essere strutturato per ospitare le seguenti tipologie:
– ORTI URBANI PRIVATI: aree destinate prevalentemente alla coltivazione di specie ortoflorofrutticole ad uso privato
– ORTI & SCUOLE: aree per attività didattico-educative-divulgative per i ragazzi di scuole di ogni ordine e grado ed esercitano un ruolo di trasmettitori del sapere dalle persone di età avanzata (etnobotanica)
– ORTOTERAPIA: attività di giardinaggio e orticoltura a supporto di programmi riabilitativi per pazienti diversamente abili; la presenza di elementi vegetali può coadiuvare al miglioramento delle condizioni psicofisiche degli individui con riduzione di condizioni di stress psicologico, aumento dell’autogestione con il risveglio delle capacità emotive.
L’investitore pubblico e/o privato dell’orto periurbano trarrebbe profitto dalla riscossione di quote per l’uso dei lotti coltivabili, inoltre si potrebbe dare origine a un mercato ortofrutticolo della filiera corta promosso e sovvenzionato dalla PSR 2014-2020 con finanziamenti europei.
[1] La demolizione selettiva è una pratica che mira a separare le diverse frazioni di materiali demoliti per sottoporli ad adeguati trattamenti che ne facilitino il re-impiego.
PROGETTO DI ANDREA BERNAVA CON PIETRO DUSSO