Pinzano al Tagliamento – Progetto di Paesaggio PPR Fvg

L’immagine tratta da Google Earth mostra molto bene come il sistema dello storico particellare medievale di Pinzano sia in gran parte ancora leggibile, mentre le superfici a prato che interpretavano le pendenze delle fragili colline argillose, oppure i colli in conglomerato, o le scarpate dei terrazzi ghiaiosi erosi dal Tagliamento si sono trasformate in un ambiente boscato e selvatico.

I boschi che vediamo hanno un valore storico nullo e un carattere naturalistico e ambientale molto basso. Se il paesaggio è, come dice la Convenzione Europea del Paesaggio, soprattutto l’interpretazione che la popolazione locale ha di quegli spazi, è fin troppo facile dimostrare che il valore paesaggistico è negativo e non positivo. I saperi locali ricordano le pratiche del lavoro sulle grandi praterie e non il lento e progressivo lavoro della natura che le ha cancellate. Per tutti il paesaggio culturale di queste zone è quello dei prati e non dei boschi. Anzi la descrizione del bosco e del selvatico che lo produce assume i caratteri di una ineluttabile tragedia. Il bosco cancella i ricordi e impedisce la percezione tradizionale del paesaggio, sia che questa avvenga dalle abitazioni delle case aggredite dalla vegetazione, che dalle strade che collegano le diverse borgate. Poco alla volta il paesaggio viene annullato dalla coltre verde. I soli che percepiscono questi boschi di nuova formazione come un elemento di valore paesaggistico sono gli abitanti immigrati che non hanno alle loro spalle il ricordo dei luoghi e costruiscono una simbiosi culturale con il paesaggio che c’è e che non contribuiscono a produrre. Credo che nel caso di Pinzano e

Castelnovo del Friuli questo sia uno degli elementi importanti di conflitto tra un paesaggio che muta continuamente e i cittadini che lo vorrebbero immoto: chi abita questi luoghi il più delle volte non è in grado di produrre paesaggio e si limita ad osservarlo mentre i ritmi della natura lo cambiano.

Per contro in questo paesaggio che ha un valore identitario messo in crisi dai processi naturali, piante e animali vivono benissimo e non poche volte scatenano problemi con le aree coltivate e presidiate. Cinghiali, cervi, caprioli, ecc. ormai sono entrati a far parte della vita quotidiana degli abitanti. La loro presenza non è più sporadica e lontana. Oggi sono loro gli utilizzatori di gran parte del territorio. Per questo motivo l’ambizione del progetto è da ritenere utopica, proprio perché presenta un carattere di precisa concretezza. E’ utopica perché pensare che tutto il territorio agricolo che è stato abbandonato possa ritornare ad essere coltivato è impensabile, certo è che il processo di abbandono può essere frenato e contenuto e in molti casi orientato.

La proposta di questo progetto di paesaggio deriva da una esperienza prolungata di sperimentazione delle forme di partecipazione alla stesura del PPR messe in atto dalla Regione nella prima fase dei lavori. Non a caso si allegano alla presente richiesta gli esiti del lavoro prodotto su Pinzano e Castelnovo e che hanno il potere di integrare le informazioni che supportano il progetto.

Come si vede pure dal quadro economico il progetto proposto si affianca a due progetti messi in campo dalle amministrazioni comunali a valle dell’esperienza della Carta del Paesaggio. Due progetti di riconquista dei paesaggi del pascolo ai danni delle espansioni boschive. I due progetti sono finanziati dalla LR 10/2010 e sono propedeutici all’idea di costituire una associazione fondiaria che coinvolga in quest’opera anche i privati.

Il progetto proposto si muove recuperando tre azioni proposte dalla Carta: quella del recupero della funzionalità agricola e culturale dell’ex poligono di tiro del Ciaurlec, quella del completamento di un sistema museale e territoriale che rende evidenti i segni archeologici delle opere della guerra fredda sul Col Pion e del castello di Pinzano e la riscoperta dell’attività pastorale come contrasto all’avanzata del bosco.

Le considerazioni sopra riportate sono il frutto di una quindicina di incontri pubblici con la popolazione che ho avuto proprio in occasione della fase preparatoria e partecipativa del PPR. In quella occasione le ansie e le aspettative di una stagione di ripristini paesaggistici è stata molte volte evocata dai partecipanti agli incontri.

 

Il paesaggio della stretta del Tagliamento

La foto aerea della stretta del Tagliamento nel 1945 mostra un paesaggio sul piano segnato dalle lunghe e sottili strisce della policoltura a rotazione. Questa immagine è ancora molto evidente nella foto scattata nel 1977, successivamente al terremoto, e che ha il potere di mostrarci una tenuta paesaggistica dell’assetto dei campi basso-medievali, lunghi e stretti, ancora ben conservati anche nel settore a sud della linea ferroviaria. Su gran parte dei colli era già evidente la copertura arborea spontanea dei versanti, ma i fondi delle vallecole erano ancora tagliati. Il Colat e il colle del Castello erano ancora prativi così come gran parte dei versanti collinari che incrociano il terrazzo alluvionale. Lungo la linea ferroviaria le superfici boscate erano molto poche e i terreni ad est del cimitero erano completamente privi di vegetazione e coltivati in modo intensivo.

Il confronto con tra le foto del 2003 e del 2017 ci permette di scorgere come il fenomeno di semplificazione del paesaggio nel greto del Tagliamento sia proseguito con la scomparsa di alcuni isolotti di verde a causa delle piene e di qualche boschetto di ripa per colpa degli agricoltori. Nella zona a sud della ferrovia la crisi dell’agricoltura ha portato alcune strisce di terreno verso una forma boscata, cosa che è accaduta anche all’interno della zona della tavella. Sui colli invece emerge chiaramente un primo segno di inversione di tendenza se solo si osservano i primi esiti di disboscamento sul colle del castello e quelli delle pulizie dell’area, oggi passata al comune, di Col Pion, dove emerge chiaramente la rovina del sacrario germanico.

Questo processo di riconversione verso il prato è ben evidente nel confronto tra la foto satellitare del 2003 e quella del 2017. In quest’ultima riemergono alcuni segni del fortilizio medievale che erano stati completamente invasi dalla vegetazione. Questo processo di riconquista identitaria di un luogo simbolico per il paese di Pinzano è passato attraverso una azione di volontariato che per diversi anni ha interessato il colle del castello e parte di Col Pion. Ci sono voluti più interventi anche perché un suolo caratterizzato da successioni secondarie ha bisogno di continue opere di manutenzione e negli ultimi anni, dopo una prima fase di entusiasmante “riconquista” dei luoghi simbolici, c’è sempre più difficoltà a movimentare il volontariato su un processo di cura perenne dei due colli.

Anche il confronto delle foto dello stato dei luoghi a Col Pion è estremamente significativo. Nel 2003 il colle era completamente invaso dalla vegetazione ed emergevano solo le coperture della casermetta militare in abbandono. Nell’immagine del 2016, invece, si vedono riemergere i ruderi del sacrario germanico dopo una abbondante opera di pulizia della vegetazione spontanea. Successivamente all’immagine anche la casermetta e il suo recinto sono stati ripuliti dalla vegetazione. Tutte le opere militari che dominavano il paesaggio per governarlo con la loro potenza di fuoco sono invece ancora immerse nella boscaglia sempre più fitta.

Le condizioni dell’ex poligono di tiro dell’Ariete non sono molto diverse. Anche qui la crisi dell’abbandono ha portato come conseguenza l’espansione del bosco. Da alcuni decenni i militari non urano il complesso montuoso e solo ora si comincia a chiedersi che futuro potrà avere un patrimonio ambientale di questo tipo, caratterizzato dalla forra del Cosa.

Per lo più a Pinzano e Castelnovo le aree oggetto di intervento sono state oggetto di attenzioni militari e sono in crisi. le aree interessate dal progetto hanno caratteri e localizzazioni diverse nel territorio comunale. Non si tratta di aree residuali delle grandi proprietà comunali di tradizione medievale  scomparse già in età moderna, ma di acquisizioni al demanio comunale di proprietà anche importanti dal punto di vista simbolico. In questo senso spicca senza dubbio il colle del castello di Pinzano che per secoli è stato la residenza delle famiglie feudali che si sono succedute nella gestione giurisdizionale del feudo. Il colle posto sopra il paese è un ambiente storico nel quale si conservano solo alcuni brandelli delle originarie costruzioni medievali. Nel tempo, come vedremo, la proprietà ha subito un processo di progressivo inselvatichimento contrastato recentemente da alcune azioni di contenimento delle successioni secondarie prodotto da una squadra di volontari del paese.

Il secondo ambito di intervento è quello di Col Pion. Un dosso roccioso posto tra il paese e il ponte del Tagliamento arrivato recentemente a far parte del demanio comunale dopo essere diventato, a partire dagli anni ‘50, un’area demaniale del ministero della difesa perché ospitava diverse postazioni militari che avrebbero dovuto difendere il ponte. L’area non era più manutenuta dall’esercito già dagli anni ‘90 e al momento delle cessione al comune, pochi anni, fa, si presentava come un bosco di nuova formazione che ormai aveva avvolto le opere di difesa e il sacrario tedesco. L’area è divisa in due diversi corpi. Il maggiore contiene le batterie anticarro sparse sul colle, mentre il lotto più piccolo fu espropriato nel primo dopoguerra dal ministero per costruire una casermetta per il presidio costante delle opere.

 

Rete Ecologica Locale

Come abbiamo precisato la costruzione di una enorme area boscata sulle colline e su molti settori della pianura ha fatto si che i paesaggi dei pascoli scomparissero. I progetti delle due amministrazioni comunali relativi alla L.R. 10/2010 vanno nella direzione di contrastare l’avanzata del bosco. Anche per questo motivo non ci sono azioni sulla questione ecologia in quest’area caratterizzata da una complessità ambientale straordinaria.

La sola azione si esplica nel tentativo di salvare un grande gelso centenario posto lungo una strada di Pinzano per il quale si sta facendo una iniziativa di vincolo. Il gelso posto lungo uno storico sentiero rischia di essere abbattuto dai proprietari e per salvarlo si sta pensando di acquisirlo al demanio stradale e operrare un progetto di ricomposizione fondiaria.

Rete dei beni culturali

Il processo partecipativo attivato in occasione del PPR ha posto attenzione a un enorme patrimonio di oggetti territoriali considerati importanti per il paesaggio di Castelnovo e Pinzano.

Tra questi oggetti alcuni sono stati individuati per essere oggetto di progetti di paesaggio in considerazione del fatto che avevano una dimensione di rete e di territorio. In modo particolare le difese della stretta del Tagliamento relative alla guerra del 1915-18, il sacrario germanico mai completato, i bunker e le postazioni in galleria della guerra fredda, e quello che resta del castello sono oggetti “culturali” da valorizzare. Il grande sacrario è una delle architetture degli anni ‘30 del Novecento più importanti in regione; una architettura coeva a Redipuglia. Il progetto prevede di rendere agibile lo scheletro di questa architettura e lo straordinario balcone. Prevede inoltre il recupero dei bunker e delle gallerie della guerra fredda per poter migliorare l’offerta turistica del luogo.

La seconda azione prevede anche la costruzione di un punto di osservazione del paesaggio della rete regionale nel Sacrario germanico e uno su uno sperone che si protende sopra la forra del Cosa.

La terza azione prevede di recuperare lo storico sentiero che conduceva da Pinzano al Tagliamento nel punto dove c’era il traghetto e oggi si scorgono ancora i ruderi della casa del traghettatore.

Il progetto prevede quindi di ripristinare la fruibilità storica di un accesso all’acqua del grande fiume nel solo luogo attrezzato per questa funzione.

AZIONI

1 – Museo territoriale dell’amnesia post-bellica’ sulla stretta di Pinzano

2- Costruzione e allestimento di due punti di osservazione regionale del paesaggio del medio Tagliamento

3- Recupero dell’antica strada del traghetto del Tagliamento e valorizzazione area della rovina della casa del traghettatore

 

Rete della mobilità lenta

Per la rete della mobilità si è pensato di attivare alcune pratiche di osservazione sull’area dell’ex poligono al fine di sopperire alla dismemoria del luogo da parte della popolazione locale. In attesa che il demanio della difesa venga trasferito al comune di Castelnovo e a quello di Travesio la realizzazione di tre diversi percorsi panoramici e naturalistici dovrebbe permettere di innescare un processo di conoscenza su un’area segnata dalla dismemoria. Per la maggior parte dei cittadini questo è un luogo separato e lontano da tutto e da tutti. Il segreto militare viene ancora evocato dagli abitanti dell’area come una sorta di “tabù”. Invece l’Europa e la Regione hanno promosso forme di pianificazione e tutela dell’ambito naturalistico e solo attivando quelle forme di percorrenza ed esplorazione che per mezzo secolo sono state represse si riuscirà a far diventare queste praterie inclinate un luogo nuovamente identitario.

AZIONI

4- Realizzazione di tre sentieri a Castelnovo legati al SIC della Forra e alla fruizione paesaggistica e culturale dell’ex poligono di tiro del Ciaurlec