Museo della Laguna del Veneto Orientale (concorso)

Concorso di idee per

il centro visitatori di Vallevecchia

Progetto per la sistemazione dell’essicatoio di proprietà regionale sito in comune di Caorle località di Vallevecchia

Relazione tecnica illustrativa

Il fabbricato esistente e le modalità del suo recupero

Il fabbricato oggetto del concorso non presenta particolari qualità intrinseche né dal punto di vista del manufatto stesso, né da quello del suo inserimento nel paesaggio. Simile ad altri edifici dell’azienda agricola, dichiara in modo esplicito d’essere stato realizzato per semplici finalità funzionali, con forme prive di qualsiasi valore architettonico. Anche l’articolazione dei volumi è il frutto delle diverse operazioni che si svolgevano all’interno dell’immobile, funzioni che hanno portato l’edificio a subire una consistente sopraelevazione rispetto alle quote rilevate nei disegni allegati al bando.

Il fabbricato, pur ponendosi in un punto speciale del sistema lagunare, esclude, per materiali e forme, qualsiasi contatto con lo stesso. Il “capannone”, privo come detto di qualità estetiche, denota una sola preziosità nella preziosa passerella ricavata nella capriata della copertura. Quest’ultima e la struttura portante del fabbricato sono nella sostanza i soli elementi che valga la pena recuperare e valorizzare. Infatti, il ritmo delle capriate (interasse 5 m.) può diventare la “misura” della nuova composizione architettonica e della sistemazione paesaggistica del suo intorno. Per il resto, il progetto prevede di bonificare la copertura in cemento amianto e recuperare con gli isolamenti e le pareti ventilate l’inadeguato sistema dei tamponamenti. Il materiale di recupero delle demolizioni (pavimento, murature, ecc.), dopo un’opportuna macinatura, sarà usato per produrre il rilevato erboso che collegherà l’edificio all’argine.

Una seconda fase di lavoro sulle strutture portanti prevede di restaurare i pilastri attualmente fortemente degradati dalla salsedine, e le capriate aggredite dagli ossidi. In questo senso abbiamo previsto alcune opere di consolidamento statico che si renderanno necessarie con profili metallici.

La struttura esistente continuerà a sostenere il peso della sola copertura, mentre i nuovi spazi interni saranno realizzati con strutture autonome che graveranno su suoli, che negli ultimi venti anni hanno sopportato carichi di prodotti agricoli ben più gravosi. Il suolo interno al fabbricato è stato, infatti, ampiamente precaricato e consolidato dagli usi.

Inserimento paesaggistico

Il problema maggiore del riuso di questo edificio per i fini museali e turistici è legato al suo rapporto con l’ambiente. L’area ha un grandissimo valore paesaggistico e l’edificio un po’ discosto dall’azienda potrebbe dialogare con il paesaggio della bonifica e con quello della laguna.

Il nostro progetto cerca di recuperare il consistente volume attraverso una rivisitazione in chiave hi-tec di strutture e di materiali tradizionali. Abbiamo voluto dividere i due corpi di fabbrica evidenziando con diversi materiali e colori le due funzioni del fabbricato: in cotto la parte dei servizi e dei laboratori e in rame ad ossidazione naturale la parte museale. I colori del cotto e del rame recuperano due colori tipici del paesaggio antropizzato: il verde ossido delle coperture “nobili” e e il colore del mattone comune ai molti edifici non intonacati.

I vincoli paesaggistici dell’area ci hanno consigliato di non procedere ad ampliamenti dell’edificio ad esclusione di due bussole di accesso in vetro. Allo stesso tempo abbiamo cercato di usare pochi materiali non riflettenti semplificando le forme del manufatto valorizzando le semplici stereometrie dei due volumi. Un’altra questione che ci è sembrata importante da risolvere è stata quella di far dialogare il nuovo edificio con l’ambiente circostante. Ora l’immobile non si rapporta al sistema arginale che invece sembra contenerlo e nasconderlo. Con il nostro progetto abbiamo invece “legato” la struttura museale alle forme arginali ottenendo un prato posto alla stessa quota della sommità dell’argine. Il nostro museo diventerà un “balcone”, una “prua di nave”, sulla bonifica e su Vallenuova permettendo di apprezzare due diverse forme paesaggistiche anche scolaresche che su questo ampio prato potranno organizzare i loro laboratori didattici.

Anche per le finiture delle pareti esterne il nostro progetto cerca di recuperare il consistente volume attraverso un uso moderno di materiali tradizionali. Abbiamo voluto dividere i due corpi di fabbrica evidenziando con due diversi materiali e colori le due funzioni del fabbricato: in cotto la parte dei servizi e dei laboratori e in rame ossidato la parte museale. I colori del cotto e del rame recuperano due colori tipici del paesaggio della bonifica: il verde del rame ossidato ricorderà la vegetazione, mentre il colore del mattone è comune a molti edifici della campagna. La qualità tecnologica dei materiali, per contro, rimanda all’efficienza della macchina allestitiva che, una volta aggredito il vecchio e brutto manufatto agricolo, lo trasforma in coerenza con il contesto. Infatti, il mantenimento delle semplici doppie falde vuole richiamare la semplicità delle costruzioni agricole e la razionalità delle forme architettoniche e del paesaggio della bonifica. Non a caso l’impianto funzionale dell’edificio non vuole lasciare lo spazio a scarti o asimmetrie gratuiti. Ogni spazio interno ed esterno è organizzato secondo l’asse d’orientamento del fabbricato.

Flussi e funzioni

Questo progetto prevede un solo accesso al centro visite, mentre l’accesso alla parte dell’edificio utilizzato per il deposito dei mezzi meccanici, per questioni di sicurezza, sarà autonomo e delimitato da una recinzione. I parcheggi prevederanno degli stalli adatti per il turismo didattico (pullman), per il visitatore che raggiunge Vallevecchia con l’auto e per chi usa la bicicletta. Sostanzialmente ridurremo di molto le attuali aree inghiaiate aumentando lo spazio verde e il sistema dei filari e delle siepi.

Il corpo di fabbrica più alto ospiterà l’ingresso rafforzato da un doppio segno, quello del filare di pioppo nero che idealmente attraversa l’edificio, e quello della grande vetrata che farà precipitare la luce all’interno di un ampio vano a tripla altezza. Nel progetto abbiamo coinvolto lo spazio circostante cercando di creare una dimensione paesaggistica che interpreta alcuni elementi vegetali del paesaggio in forma di giardino. Prati, filari, carpinate, alberi isolati costruiranno, all’esterno del museo, l’occasione per approfondimenti ulteriori sulla vegetazione. In modo particolare, un arboreto permetterà di prendere visione delle diverse specie arboree e arbustive del litorale. L’area per il laboratorio didattico all’aperto consentirà inoltre di abbracciare con l’occhio ampia parte del paesaggio della bonifica, ma anche il canneto posto lungo i canali lagunari.

All’interno abbiamo cercato di garantire un’ampia sala al piano terra che possa essere usata anche per mostre temporanee o per accogliere, in caso di maltempo, una o più scolaresche in visita a Vallevecchia.

Al piano terra sono inoltre previsti gli uffici e i depositi di servizio utili alla ricerca museale. Dalla hall il visitatore accederà alla sala video e al percorso espositivo che in una fase iniziale occuperà solo il primo settore del magazzino. Per meglio distribuire il percorso museale abbiamo utilizzato una campata in più rispetto a quanto consigliato nel bando. Infatti, il percorso, seppure in forma ridotta rispetto a un auspicabile ampliamento ai danni dei mezzi meccanici, vuole raccontare il delicato rapporto che in quest’area si è succeduto, durante le diverse fasi della colonizzazione, tra l’uomo e le risorse. Vale la pena ribadire che il magazzino sarà completato, fin da ora, in coerenza con il centro visite, per quanto riguarda le sistemazioni strutturali e i rivestimenti esterni. In questo modo, per ampliare il percorso sarà sufficiente completare le opere interne e sostituire i due portoni sezionali con due ampie vetrate.

I fori delle finestre che abbiamo previsto in questo settore hanno un valore puramente indicativo perché dovranno essere collocate dopo aver definito esattamente l’allestimento, i pezzi esposti e la loro illuminazione.

Alla fine del percorso (che di seguito sarà meglio precisato) l’utente rientrerà al primo piano all’interno del volume più alto, dove trovano spazio due aule per i laboratori didattici. Un’aula è dimensionata per una classe da 20 persone, mentre l’altra per un’utenza doppia. Entrambe si affacciano direttamente sul prato alla quota dell’argine e godono di una delle migliori viste dell’area.

Dal primo piano i visitatori potranno ridiscendere nella hall o salire al secondo piano dove potranno usufruire di altre due importanti funzioni: la biblioteca e la sala riunioni/proiezioni.

L’ampia tripla altezza sulla hall contiene tutti i percorsi verticali compreso l’ascensore che, rivestito in lamiera grecata, vuole richiamare gli attuali silos che ingombrano il locale. Per risolvere la distribuzione dell’esposizione sui due piani si è preferito, invece, prevedere una rampa adatta ai portatori di handicap.

Gli impianti

Si è deciso di utilizzare un impianto di riscaldamento a bassa temperatura integrabile con fonti energetiche alternative. In modo particolare il riscaldamento a pavimento utilizzerà una georisorsa. Infatti in quest’area, a poca profondità, sono disponibili falde d’acqua calda che può essere utilizzata con uno scambiatore di calore per riscaldare l’acqua del circuito. La scelta di un riscaldamento a bassa temperatura ci permetterà di integrare il riscaldamento naturale durante i periodi più freddi con una piccola caldaia impiegata prevalentemente per riscaldare l’acqua dell’impianto sanitario. Anche il raffrescamento sarà garantito dall’impianto a pavimento e reso possibile, vista l’alta umidità dell’aria, da un sistema centralizzato di deumidificazione.

Quest’ultimo sarà garantito da una pompa di calore alimentata dall’impianto elettrico fotovoltaico. Infatti, vista la posizione geografica di Vallevecchia, sarebbe un vero peccato non utilizzare il sole per produrre energia elettrica. Il progetto si propone di porre sul tetto del corpo più basso un’estesa superficie di pannelli fotovoltaici al fine di garantire i consumi energetici dell’immobile. Da un punto di vista formale i pannelli fotovoltaici saranno posti sul tetto, in modo non molto diverso da quello delle finestre per costruire un disegno omogeneo.

Le due passerelle esistenti continueranno ad avere una funzione di servizio permettendo di accedere all’impiantistica necessaria alla “macchina museale”. In modo particolare, in questo settore saranno ospitate le tubazioni per il ricambio automatico dell’aria e le canalizzazioni dell’alimentazione elettrica, dell’antifurto, dell’antincendio e della filodiffusione.

Per rendere più economico e “sostenibile” l’impatto dell’edificio rispetto alle risorse abbiamo scelto di proporre all’interno del museo, e della maggior parte dei locali di servizio, un impianto di illuminazione a base di led a bassissimo consumo. L’impianto fotovoltaico durante il giorno cederà energia elettrica alla rete dell’ENEL, mentre la sera il centro visite riprenderà l’energia ceduta grazie ai nuovi contatori bidirezionali (Meter).

Per rendere efficiente un sistema di questo tipo abbiamo previsto che tutto l’edificio sia controllato da un impianto di domotica che può essere monitorato attraverso la rete anche dalla sede di Veneto Agricoltura. In questo modo sarà possibile ricevere dall’impianto informazioni sui guasti o sul pericolo di intrusioni indesiderate.

La scelta dei materiali

Abbiamo preferito optare per materiali tecnologici che potessero risolvere alcuni problemi delle costruzioni in zona marina. Innanzitutto quello della durevolezza e della minima manutenzione. I materiali dovranno essere duraturi, resistenti alla salsedine, non riflettenti e in numero contenuto. Per questo motivo abbiamo preferito lavorare caratterizzando le diverse funzioni del fabbricato usando lo stesso materiale sia su parete sia su copertura.

Il corpo principale dei servizi sarà realizzano con una parete ventilata in cotto sorretta da una sottostruttura in acciaio. La scelta della parete ventilata ci è sembrata necessaria in considerazione dell’altissimo livello di irraggiamento della zona. La parete ventilata permetterà di ridurre questo effetto garantendo un minore riscaldamento degli spazi di servizio. Per ottenere una luce “diffusa” diffusa all’interno dei laboratori si è risolto di integrare le tavelle con elementi frangisole. La parete riveste anche il tetto adagiandosi sulla copertura in lamiera di alluminio e sottolineando in modo ancor più preciso la stereometria del corpo di fabbrica. Solo un’ampia vetrata che attraversa tutto il corpo di fabbrica, passandolo sull’asse di un viale di pioppo nero, permetterà l’ingresso della luce diretta. Questa scelta formale potrebbe creare grossi problemi di surriscaldamento estivo: per questo motivo abbiamo previsto l’utilizzo di vetri speciali qualora ci si trovi in occasione di fori non schermati da frangisole. I detti vetri speciali (Heat Mirror) abbattono l’infrarosso, causa del riscaldamento per irraggiamento, per più del 90% aumentando il livello di isolamento termico dello spazio a tripla altezza.

Un discorso simile deve essere fatto per la parete ventilata in rame (tipo TECU patina) scelta per le sue capacità di durata e per il colore verdastro che ben si integra nel paesaggio agricolo dell’area. Le lastre in rame percorrono con ritmo costante le sezioni del fabbricato semplificandone la forma e stabilendo un rapporto dialettico tra questo volume e quello in cotto.

All’interno, per quanto sarà possibile, sarà usato ancora un altro materiale di grande qualità tecnologica per ridurre l’effetto del rumore provocato dai visitatori. Ottenendo un effetto “legno” si prevede di utilizzare un prodotto fonoassorbente a struttura porosa a lamelle (tipo Topakustik della Fantoni) che sarà posto in opera nell’intradosso della copertura e nell’intradosso delle pareti perimetrali.

Descrizione dell’organizzazione dell’allestimento museale: L’uomo e la laguna del Veneto Orientale

Il progetto prevede di snodare il racconto dell’evoluzione del rapporto tra l’uomo e le risorse della Laguna del Veneto Orientale lungo un percorso caratterizzato dai seguenti temi e/o spazi:

A Sala video

Provenendo dalla hall l’utente entrerà in un luogo buio caratterizzato da un video introduttivo all’esposizione. Su grande schermo si vedranno alcuni filmati che rappresentano le cose più significative del presente utilizzo dell’area (la natura, le coltivazioni, i bagnanti, ecc.). Alla fine di questo primo video, un secondo centrato sugli elementi fisici dell’ambiente (acqua, terra e clima) introdurranno l’utente all’esposizione.

B La formazione della laguna: la struttura geomorfologica

Questa sala illustrerà il tema della costruzione del sistema lagunare, l’evoluzione dei paleolitorali successiva all’ultima glaciazione e le diverse forme di paesaggio naturale costituitesi in un ambito tanto delicato.

B1 Teca con la sezione del trasporto solido dai monti alla laguna

B2 Inquadramento geografico

B3 Contenitori con sabbie, limi e argille (da toccare)

B4 Carote di suoli lagunari in tubi trasparenti di altezza di 7 m.

B5 Pannelli sulla terminologia della geografia lagunare: laghi, canali, ghebi, velme e barene

C Il soprassuolo vegetale

L’effetto della corrente litoranea e il congiunto lavoro del vento formarono e conservarono il cordone dunoso del litorale che fu consolidato da specie vegetali originali. L’effetto delle maree produsse un ambiente salmastro di straordinario interesse naturalistico.

C1 Pannello sul rapporto tra vegetazione e acque dolci e salse

C2 Teca con campioni di vegetazione in artificiale (barena, duna, retroduna, ecc.)

C3 Pannelli sugli ambienti vegetali acquatici e aerobici

D Il soprassuolo animale

La laguna da sempre è un luogo di altissima complessità zoologica. I pesci si adattano alle diverse gradazioni dei valori salini dell’acqua, ma soprattutto l’acqua bassa e calda è fondamentale per la deposizione delle uova delle specie marine. L’ambiente, ad altissima produzione biologica, è anche un’enorme riserva di cibo per l’avifauna.

D1 Cassetta con sabbia e conchiglie tipo arenile

D2 Diorama sulle popolazioni animali a Vallevecchia (uccelli, mammiferi)

D3 La fauna e l’ecosistema

D4 La catena alimentare in ambiente acquatico (dolce e salmastro)

E Uomo e risorse in età antica

Questa sezione dell’allestimento vuole mostrare il fenomeno del popolamento protostorico prima e dopo la formazione della laguna descrivendo le modalità di sfruttamento di una regione che cambiò in modo radicale la sua struttura e i suoi paesaggi

E1 Geografia fisica e culturale della preistoria

E2 Diorama di un accampamento in area perilagunare

E3 Pannello sulle prime forme di utilizzo delle risorse (caccia, pesca, agricoltura …)

E4 Modello in legno di una piroga preistorica

F La portualità in Età romana

I Romani per primi giunsero a strutturare il territorio lagunare, allora meno vasto che in epoca moderna. L’organizzazione di quel territorio posto tra terra e mare era centrata su tre diversi livelli di viabilità. Quella costiera, con navi capaci di sopportare l’azione del mare, quella endolagunare che collegava le vie di navigazione fluviale e quella terrestre che collegava le città romane di Altino, Concordia e Aquileia (via Annia). Sulle bocche dell’estuario erano situate le strutture portuali che facevano da scambiatori commerciali.

F1 L’Età romana e la via fluviale del ramo minore del Tagliamento

F2 Modello in scala di una nave romana

F3 Colonizzazione agricola (centuriazione) e la fondazione di Concordia Saggitaria e del Porto

marino

G Insediamenti di villa e via d’acqua tra Antichità e Alto Medioevo

L’ambiente lagunare era fortemente strutturato e organizzato, e una serie di strade-argine partiva dai limiti della laguna di allora per collegare l’entroterra con gli attracchi portuali che lentamente presero la forma di città. Nel momento di maggior crisi del potere romano la viabilità lungo i rami fluviali principali permise la conservazione di molti insediamenti di villa.

Durante l’Alto Medioevo alla crisi dell’insediamento romano si sovrappose un fenomeno naturale di dissesto e trasformazione dei più vecchi equilibri. L’ingressione marina dovuta a fenomeni di subsidenza e di eustatismo misero in crisi le strutture portuali poste sul bordo della laguna.

G1 Modello di barca lagunare d’Età tardo antica

G2 Gli insediamenti di villa e i reperti di Vallevecchia

G3 L’ingressione marina e i nuovi paesaggi

G4 La costruzione delle nuove città Cittanova e Caorle (Modello)

H La ripresa dei commerci e la crisi delle città lagunari

Questo settore della mostra descriverà la fase di riorganizzazione territoriale della bassa pianura veneto friulana in Epoca medievale. Il sistema diocesano fu senza dubbio uno degli elementi di continuità tra l’Età romana e quella medievale e contribuì a riorganizzare il territorio partendo dalle città vescovili.

H1 La divisione delle diocesi

H2 Modello del battistero di Concordia Saggitaria

H3 Brano di mosaico medioevale

H4 Brano di mosaico parietale

H5 Copia di un manoscritto di Paolo Diacono del IX secolo

I La riscoperta della via fluviale del Lemene e la fondazione di Portogruaro

Le sabbie del litorale furono abitate da insediamenti di pescatori e mercanti che seppero ereditare una tradizione urbana che era stata delle città romane dell’entroterra.

La laguna divenne un luogo poco usato per un commercio endolagunare, ma testa di ponte per una mercatura di livello internazionale. La città di Caorle, isola urbana, si inseriva in un territorio più ampio e poco insediato che conservò una grande stabilità d’uso e paesistica fino alla fine dell’Ottocento.

I1 La concessione vescovile e la fondazione del porto fluviale di Portogruaro

I2 Documenti medievali relativi al popolamento urbano

I3 Modello in scala del campanile circolare di Caorle

L Attività di pesca e navigazione fluviale

Gli specchi d’acqua erano solcati da due diversi tipi di imbarcazioni quelle per il trasporto fluviale e quelle impegnate per la pesca vagantiva

L1 Imbarcazione lagunare medievale (modello) con vela

L2 Imbarcazione fluviale (modello)

M I commerci con Venezia e l’Oriente

La confederazione veneziana raggiunse una forza maggiore di quella delle consorelle cittadine lagunari, e la città divenne un polo di straordinaria potenza urbana ed economica. Questo fenomeno di accentramento e polarizzazione regionale comportò un fenomeno di “ruralizzazione” del rimanente territorio lagunare. Non solo Grado si vide trasferire il ruolo patriarcale, ma Chioggia, Torcello, Caorle e Jesolo divennero centri minori. Se Portogruaro aveva ereditato da Concordia Saggitaria la funzione di testa di ponte del commercio fluviale, l’attività di trasporto e mercatura era attiva più di un tempo in laguna, ma non lasciava tracce di benessere nell’area. La laguna viveva una sorta di “isolamento da attraversamento”. Venezia generava e godeva del benessere creato da quei commerci. Le risorse dell’economia erano quelle legate ad attività estensive: la pesca vagantiva o in valle aperta, e il pascolo sulle barene alte o sui territori non insediati dei bordi lagunari.

M1 Il predominio di Venezia sui mercati medievali: vie di terra e via d’acqua

M2 Banco di un mercato con le merci che nel Medioevo transitavano dal Nord Europa alla volta

dell’Oriente

M3 Banco di un mercato con le merci che nel medioevo transitavano dall’Oriente alla volta

del Nord Europa

M4 Pannello che descrive la definitiva conquista di Venezia dei territori aquileiesi

N Lo sfruttamento delle risorse lagunari

Nelle lagune del Veneto Orientale non si verificò la specializzazione e diversificazione di attività che riscontriamo nella laguna di Venezia. Non ci furono insediamenti insulari attribuibili agli ordini conventuali, non ci fu il caso della nascita di una specializzazione produttiva quale l’orticultura veneziana perché mancava un mercato, nessuna isola minore fu trasformata in fortezza, né si verificarono casi di razionalizzazione urbanistica e produttiva come quella dell’industria vetraria a Murano.

Lentamente l’economia lagunare arretrò stabilizzandosi su un sistema di auto produzione che in questa sala sarà espressa con precisione individuando i vari aspetti della cultura materiale legata allo sfruttamento di così magre risorse.

N1 Diorama con una fase della pesca in laguna

N2 Modello con la costruzione di una motta per la pesca

N3 Pannello che illustra le tecniche della pesca lagunare in età veneziana

O Venezia e il controllo delle acque

Anche nelle lagune del Veneto Orientale si fece sentire l’azione direttiva esercitata da Venezia attraverso le sue magistrature. Il controllo del sistema idraulico comportò una serie di modifiche strutturali al reticolo idrografico e un consistente numero di diversioni progettate per ospitare i corsi d’acqua allontanati dall’estuario veneziano, mentre nulla fu fatto per migliorare le condizioni economiche delle lagune orientali.

O1 Le magistrature veneziane competenti per le acque e il commercio

O2 Teca con progetti di manutenzione e scavo dei canali navigabili

P L’attività agricola e la colonizzazione delle terre umide

La pressione delle attività economiche dell’entroterra si fece sentire solo all’inizio dell’Ottocento attraverso due fenomeni di interpretazione geografica: la costruzione di una serie di risaie sul territorio paludoso posto a valle della distrutta Concordia, e la realizzazione delle bonifiche per colmata attraverso il controllo di corsi d’acqua dotati di trasporto solido.

Un nuovo paesaggio antropizzato iniziò a strutturarsi lungo i bordi lagunari sottraendo alla malaria ampi territori che non venivano più esondati grazie alla costruzione di argini lungo i corsi d’acqua principali.

P1 Tecniche e modelli di bonifica per colmata

P2 Modello dell’azienda di S. Gaetano

P3 Nuove forme del paesaggio agrario e la costruzione delle valli da pesca chiuse

P4 Coltivazioni delle zone umide: la canapa, il lino e le prime risaie

P5 Modello con l’organizzazione di una azienda risicola

Q La bonifica integrale

I miti del Ventennio fascista portarono ad aggredire gli ambiti salsi con nuove tecnologie di bonifica. La possibilità di utilizzare idrovore permise di regolare anche l’idrografia di ampi settori di territorio posti al di sotto del livello delle maree, o delle alluvioni dolci. Questa vasta bonifica, che disegnò i nuovi territori con teorie lunghissime di campi alla ferrarese, trasformò in modo radicale il paesaggio della bassa portogruarese e di Caorle. L’ambiente naturale, o quasi, fu compresso in ambiti ridottissimi a causa della pressione esercitata dalle teorie igieniche e dalle aspettative economiche di una borghesia urbana.

Q1 Pannello che illustra le fasi della bonifica novecentesca nella laguna del Veneto Orientale

Q2 Modello con l’organizzazione di un’azienda della bonifica integrale

Q3 La cultura materiale di un’azienda agricola novecentesca

Q4 Modello dei principali edifici delle aziende agricole

Q5 Oggetti della gestione delle aziende agricole (contratti, registri, ecc.)

Q6 Oggetti e strumenti della bonifica

R La bonifica di Vallevecchia

Nella sua storia e nel risultato morfologico Vallevecchia è un esempio illuminante della pressione antropica in un ambiente fragile e delicato com’era quello della laguna del Veneto Orientale. In questa sala si mostreranno le varie fasi e le tecniche che produssero questo risultato e gli effetti paesaggistici che ancor oggi un visitatore registra giungendo al litorale della “Brussa”.

R1 Gigantografia con la foto aerea di Vallevecchia prima della bonifica

R2 Gigantografia con la foto aerea di Vallevecchia dopo la bonifica

R3 Teca con documenti e progetti della bonifica

S Nuovi paesaggi a Vallevecchia

Nella sala sarà presentato anche il progetto di naturalizzazione e le esperienze di decostruzione portate a termine nel frattempo.

S1 Modello del progetto di riconversione di Vallevecchia

S2 Modello di una sezione di progetto del sistema dunale

S3 Modello del sistema dunale dopo la riconversione

S4 Modello delle opere di depurazione e del sistema di marginatura e siepi

S5 Pannello che illustra i vantaggi ecologici e ambientali della riconversione produttiva

S6 Le attività agricole sperimentali dell’azienda di Vallevecchia