Non è chiaro in quale occasione fu costruita la Sala Damiano Chiesa. La titolazione al patriota al quale è dedicata anche la piazza del paese lascia intuire che l’edificio fu edificato nel primo dopoguerra. La tradizione orale vuole che lo abbia costruito la famiglia Piovesana che sull’altro lato della strada che porta a Brugnera aveva una grande filanda che impiegava per lo più manodopera femminile. Va sempre ricondotta a quel periodo imprenditoriale l’idea di dotare il paese di Francenigo di una serie di servizi alla nuova classe operaia. Servizi come l’asilo, affidato alla parrocchia, e come questa sala polifunzionale che permetteva occasioni di svago alle famiglie durante le feste.
L’edificio sorto di fronte alla palazzina della direzione della fabbricanon si distingueva molto dai semplici volumi del capannone industriale e non aveva nessuna necessità di esibire un linguaggio artistico “alto”. Si trattava solo di uno spazio funzionale che solo in un secondo tempo fu ceduto dalla famiglia alla parrocchia.
La cessione dell’immobile comportò un cambiamento d’uso del locale e qualche trasformazione edilizia. Nel secondo dopoguerra la diffusione del cinema fece si che, sfruttando l’ampliamento del palcoscenico, la sala fu approntata per essere un piccolo cinematografo. Fino alla fine degli anni ’60 in questa sala si proiettavano pellicole del cinema più “facile”, oppure si attrezzavano impegnati cineforum. Per riuscire a fare questo fu costruita una cabina proiezioni al piano terra che faceva anche da biglietteria. Questo locale comportò la chiusura delle due finestre laterali della facciata e una generale riforma dei fori con la costruzione di telai interni in legno per oscurare il locale durante le proiezioni.
La nuova funzione inficiò l’uso della sala come luogo di ritrovo e festeggiamenti. L’aula fu riempita di poltroncine in legno fissate a terra e si dovette procedere alla costruzione di un controsoffitto per risolvere il problema dell’acustica e quello del necessario riscaldamento della sala.
Le opere trasformarono solo in parte la struttura e con il progetto abbiamo voluto restituire alla sala l’aspetto originario ripristinando la copertura originale e demolendo la cabina delle proiezioni.
L’edificio da restaurare è un locale relativamente piccolo e semplice da un punto di vista morfologico. Si tratta di un salone piuttosto allungato dotato di un palcoscenico addossato alla struttura originaria in un secondo tempo.
La sola aula è coperta con un tetto a doppia falda sorretto da capriate in legno poggianti sui lunghi setti perimetrali. L’edificio è nato come sala per le riunioni e solo in un secondo tempo è stato soggetto ad un intervento per la costruzione di un palcoscenico che trasformò in modo radicale la sala d’incontri e ballo in una sorta di piccolo cinema.
L’edificio fu appoggiato a un piccolo cortiletto di rispetto cinto nei confronti della strada e il poco terreno attorno non fu attrezzato, ma rimase come uno spazio di riserva in parte occupato con la costruzione dei servizi igienici e dei locali di servizio al palcoscenico.
L’aula non meritava alcuna definizione estetica e assomigliava molto ai luoghi del lavoro. Il solo prospetto decorato fu quello della facciata dove si cercò un ritmo diverso quanto falso proponendo una tripartizione esaltata da un naturalistico frontone soprastante il settore centrale. Sui due settori minori veniva costruita una voluta semplificata che aveva il senso di fornire monumentalità allo stretto prospetto.